Raramente i giovani innamorati trovano difficile dialogare e comunicarsi tutto. In qualche modo, però, questa capacità spesso scompare dopo il matrimonio. II dialogo e la comunicazione costituiscono la terza chiave per un matrimonio felice.
La mancanza di dialogo è quasi sempre uno dei problemi che le coppie espongono ad uno specialista al quale si rivolgono per una consulenza. Se il problema specifico non è la mancanza di dialogo, si parla comunque di un modo di dialogare sbagliato.
I problemi e i contrasti nel matrimonio non sono un pericolo di per sé. Il vero pericolo è non saper comunicare e dialogare su tali contrasti e problemi.
I problemi si possono risolvere finché due persone tengono aperte le linee di comunicazione ed esprimono i loro sentimenti anche senza inibizioni.
La giornalista Ann Landers in una sua famosa rubrica sui rapporti umani pone l’accento sull'importanza del dialogo. Lei ritiene che "l'ingrediente più importante del matrimonio sia la capacità di dialogare.
In un suo articolo affermava: “se la posta che ricevo è un'indicazione corretta di ciò che avviene fra le coppie quando sono chiuse in casa (e credo che lo sia), la maggior parte dei problemi matrimoniali proviene dall'incapacità dei coniugi di comunicare fra loro”.
La capacità di dialogare è molto preziosa! Uomini e donne maturi riconoscono che nell'amore c’è l'unità e che, nello stesso tempo, ci deve essere libertà per ogni individuo. Nessuno dei due deve essere annullato dall'altro. Ognuno deve mantenere la sua personalità e la sua identità.
Un matrimonio sano non è caratterizzato solo dall'insieme, ma anche dal rispetto per i diritti e i privilegi di un coniuge verso l’altro.
Le coppie che hanno sicurezza nel loro rapporto riescono ad esprimere onestamente tutti i tipi di sentimenti che provano. Il marito e la moglie che possono liberamente esprimere le loro differenze, sfogarsi e liberarsi dell'ostilità, poi abbracciarsi e fare pace, hanno buone possibilità di avere un matrimonio che duri tutta la vita.
Mi stupisce notare quante coppie si accontentano di un rapporto di seconda classe, principalmente poiché non hanno imparato a dialogare bene. Qualche anno fa, una donna, che non sapeva che io avessi già parlato con suo marito, venne da me per consulenza. Alcune settimane più tardi mi diedero un passaggio a casa dopo una riunione e m’invito spontaneamente a parlare con lei e con il marito insieme. Suo marito fu sorpreso, ma accolse subito quell’opportunità. Tutto ad un tratto mi trovai arbitro fra due amici. Per venti minuti lei spiegò con calma a suo marito alcune delle cose che la facevano stare male, nessuna delle quali era insolita o di grande importanza; però l'insieme suscitava in lei risentimento. Alcune delle cose erano successe durante i primi sei mesi dopo le nozze.
Quando lei ebbe finito anche lui le disse con calma: "Cara, perché non me l'hai detto in tutti questi anni?” Erano sposati da dieci anni. Lei rispose: "Avevo paura. Credevo che saresti scoppiato di rabbia!”
Sapendo che ogni argomento ha due lati, chiesi al marito se volesse esprimere la sua parte con tatto e benevolenza. Per altri venti minuti lui delineò le mancanze che vedeva in sua moglie. Quando fini, lei si rivolse a lui e disse: "Perché non me l'hai detto prima?" Lui rispose: "Poiché pensavo che ti saresti irritata e che per un lungo periodo avresti rifiutato di parlarmi."
Imparando a dialogare nel modo corretto, la coppia riuscì presto a comunicare onestamente i propri sentimenti senza paura.
Cosa impedisce il dialogo.
Com’è possibile che un muro di resistenza alla comunicazione si costruisca pian piano fra due persone che si vogliono bene? Naturalmente, nessuno dei due contempla la sua costruzione. Cresce gradualmente dal momento della prima rottura nel loro dialogo. Lo psicologo, Dott. Henry Brandt, insegnò a un gruppo di pastori le tre armi più comuni che le persone usano per difendersi. Mentre considerate queste tre armi, comprenderete che esse, poco per volta, costruiscono un muro di resistenza alla comunicazione.
1. La prima arma è scoppiare di rabbia.
Quando a una persona è detto quali sono le sue mancanze, la reazione naturale è di scoppiare anziché far fronte ai problemi. Tutta la rabbia e l'ostilità che è dentro la persona la fa scoppiare nel tentativo di proteggersi da ulteriori ferite.
II dott. Brandt sottolinea che non esiste nudità paragonabile a quella della psiche. Quando una persona, in particolare il compagno o la compagna, ci fa notare le nostre mancanze, tendiamo ad aggrapparci a qualcosa per coprirci; e se siamo di temperamento sanguigno o collerico, è probabile che useremo la rabbia ed esploderemo.
2. Le lacrime sono la seconda autodifesa che inibisce la comunicazione. Sono più le donne ad usare quest’arma, anche se a volte un uomo melanconico o sanguigno ci fa ricorso. Come le altre armi, è un modo di dire all'altro: "Non parlarmi delle mie mancanze perché mi fai piangere.” La prima discussione concitata dopo le nozze finisce spesso con le lacrime della sposa. Questo insegna al marito che lei ha un limite di sopportazione e nel subconscio lui cercherà di frenare il suo dialogo per non farla piangere. Così si pone un'altra pietra nel muro che impedisce il dialogo.
Qui è necessario fare una parentesi riguardo alle lacrime femminili. Il marito deve imparare a distinguere cosa c’è dietro le lacrime di sua moglie: emozioni, stress, gioia e autocompassione. Non disprezzate le lacrime della moglie. Siate pazienti e benevoli, perché la creatura emotiva che avete sposato vi sta dimostrando di essere semplicemente donna.
Ho trovato che la maggior parte delle donne mosse facilmente alle lacrime ha una più grande capacità di esprimere le proprie emozioni in ogni area della vita.
Di solito una moglie di questo tipo risponde bene alla tenerezza e al rapporto sessuale, contrariamente alla moglie che non si esprime con le lacrime. Se le vostre mogli sono emotive, ringraziate Dio. Le loro lacrime testimoniano la ricchezza emotiva che le fa essere madri compassionevoli e mogli amorevoli.
3. La terza arma è il silenzio.
II silenzio è l'arma che molti cristiani più anziani imparano ad usare. Non ci vuole molto prima che ci accorgiamo che non è molto cristiano andare in giro scoppiando di rabbia, quando il nostro compagno o la nostra compagna tocca un nostro punto debole e sensibile. E poi, quando arrivano i bambini, non ci sentiamo di piangere davanti a loro. Quindi, molti cristiani fanno ricorso al silenzio. Quest'arma, però è molto pericolosa, blocca il dialogo e logora ii fisico e lo spirito. Tacere per un lungo periodo di tempo richiede una forza tremenda ed una forza alimentata dall'ira, che nel silenzio si approfondisce sempre più.
Siccome l'ira è una delle cause principali delle ulcere, della pressione alta e di molte altre malattie, realizzerete che l'uso dell'arma del silenzio costa caro.•