La psicologa Morgan Cutlip lavora da 15 anni nel campo delle relazioni. Si era fidanzata con suo marito al liceo, si sono sposati e dal loro matrimonio sono nati due figli. La sua vita sembrerebbe apparentemente perfetta, ma anche per lei non è sempre stato tutto rose e fiori...
"Pensavo che sarei diventata una mamma 'professionista'", ricorda Morgan Cutlip. "Sapevo esattamente cosa volevo fare, ma non mi aspettavo di avere un bambino così vivace. Oltre agli aspetti meravigliosi della maternità, sono emersi quasi subito anche quelli impegnativi".
Si sono susseguiti molti sentimenti diversi, compresi i segnali di allarme. "Mi sono messa molto presto al servizio degli altri, cosa che credo sia una tendenza delle donne e soprattutto delle madri. Mi sono sentita completamente consumata dalla maternità".
Le mamme sono maestre
Morgan Cutlip osserva: "Noi mamme siamo maestre nel trattare con tutte le cose e tutte le persone, ma non ce la caviamo bene con noi stesse. Non siamo in grado di applicare a noi queste capacità ".
È importante anche essere in grado di fare da madre a noi stesse, "proprio come facciamo con i nostri figli, e in un modo che si adatti alle nostre vite, dato che siamo molto occupate".
Con il tempo, lei stessa ha scoperto di cosa necessitava e quali problemi doveva affrontare. Si è anche resa conto del motivo per cui aveva difficoltà a esprimere ciò di cui aveva bisogno.
Riconoscere i propri bisogni
"Il primo conflitto fondamentale è l'identità", chiarisce Morgan Cutlip. "Questo significa riconoscere i miei bisogni in relazione a quelli degli altri. Abbiamo la tendenza a sacrificarci".
All'inizio della maternità questo avviene automaticamente a causa del bambino. "Perché il bambino ha bisogno di noi per sopravvivere. Ma spesso rimaniamo bloccate in questa situazione e ci mettiamo in secondo piano. Con il passare degli anni non ci lasciamo andare e col tempo ci sentiamo esaurite".
Ideali contro realtà
Gli ideali spesso differiscono dalla realtà. "Tutte noi arriviamo alla maternità con una definizione interna o un modello di ciò che pensiamo sia una buona madre. Forse non ce ne rendiamo conto, ma vi garantisco che il problema è proprio lì... e poi ci confrontiamo con la realtà", riassume Morgan Cutlip.
Un simile criterio di valutazione interno può condurre a sentimenti di fallimento, colpa, risentimento e frustrazione. Molte persone ripongono in se stesse aspettative impossibili. "Non riusciamo a soddisfarle e i sensi di colpa si fanno sentire. È quindi bene abbattere e correggere questi parametri impossibili in modo che siano più in linea con la realtà e che corrispondano al nostro livello di energia, alla nostra personalità e al nostro temperamento".
Sempre in dialogo con Dio
Morgan Cutlip stessa inizia la giornata con un raccoglimento. "Poi leggo la Bibbia e prego. Dopodiché rimango in dialogo con Dio tutto il giorno; è una conversazione costante. Non sono mai veramente sola, ho una relazione con qualcuno che mi conosce molto bene, che mi ama, che non mi chiede più di quanto io possa gestire e di cui mi posso fidare per tutto".
Morgan Cutlip ci incoraggia con un versetto della Bibbia, che si trova in Filippesi, capitolo 4, versetto 8: "..tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri".
Morgan Cutlip: "Dobbiamo prendere molto a cuore questo versetto". Si tratta di benedire i propri figli, ma anche di trarne forza e di vedere che si è una madre degna che fa un lavoro meraviglioso per i propri figli.•